In manette sono finiti A.B. 53 anni, C.F. 52enne, entrambi di Ripi; E.H.S. 43enne di origine Marocchina ma residente a Ripi; A.M. 57enne Di Frosinone.
I primi tre hanno tutti precedenti specifici.
Sono accusati di concorso in agevolazione, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. La presunta attività di meretricio si sarebbe svolta all’interno del Circolo culturale
denominato “Capocabana”, di Veroli. I quattro avevano costituito un’Associazione Culturale senza fini di lucro. Il “lucro”, in realtà, era l’unico obiettivo degli indagati che garantivano ad una
pluralità di clienti di intrattenersi e consumare rapporti sessuali fuori dal locale e a pagamento di una somma di denaro.
Un’Organizzazione che non lasciava nulla al caso. Alcuni erano titolari e/o amministratori di fatto anche di altri locali dello stesso genere ubicati in altre Province. Gestivano
e coordinavano, realizzando notevoli profitti, tutte le attività connesse al meretricio, che si concretizzavano, sostanzialmente, nella scelta delle ragazze, straniere (che dovevano riunire
determinati requisiti fisici), nella loro sistemazione alloggiativa, nei loro spostamenti, sia all’arrivo in Italia (dall’estero o da altre città).
Le ragazze venivano accompagnate sia nei quotidiani accompagnamenti dal luogo di dimora a quello di “lavoro”, nell’organizzazione, predisposizione e coordinamento dei contatti tra le ragazze ed i
clienti, nella fissazione delle regole di intrattenimento all’interno del locale e delle “tariffe” da corrispondere che variavano in base al tempo trascorso con la ragazza prescelta.
Nell’indagine è emerso, altresì, uno scambio di intrattenitrici tra locali, anche di altre Province, in relazione all’andamento e all’attivismo degli stessi e/o a esigenze di spostamento connesse
ad altre problematiche.
Ragazze su prenotazione. Si verificava pure che alcuni clienti “prenotavano” le ragazze con cui volevano intrattenersi, desiderio che veniva, dagli sfruttatori, prontamente
soddisfatto dando specifiche indicazioni nel senso. Per quanto concerne i guadagni delle ragazze gli stessi variavano in percentuale in relazione al numero delle prestazioni offerte e comunque si
aggiravano su circa il 30% del totale.
Gli arrestati, al termine delle previste formalità di rito, sono stati sottoposti, i primi tre, al regime degli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni, mentre, l’ultimo, all’obbligo
di dimora nel Comune di residenza.